Non più Brexit … ma Future relationship
Nel mese di giugno 2020 (data ultima per procedere) il Regno Unito ha notificato alla UE di non volere prorogare il periodo di transizione – come avrebbe potuto per una sola volta e fino a due anni – e la UE ne ha preso atto formalmente.
Pertanto dal 1° gennaio 2021 la Gran Bretagna sarà un Paese terzo rispetto all’Unione europea.
L’uscita del Regno Unito dalla UE è stata resa possibile, dopo un lungo periodo di dibattito tra le due parti, in base ad un protocollo sottoscritto dal governo del Regno e l’Irlanda del nord che prevede la permanenza di quest’ultima in UK – usufruendo, quindi, ad esempio, degli accordi commerciali tra la Gran Bretagna ed i Paesi terzi – , ma al contempo anche la permanenza nell’Unione doganale.
Il 2 marzo 2020 UK e UE hanno dato il via ad un negoziato dichiarando entrambi intenzioni di apertura, quindi la volontà di non applicare dazi e non prevedere contingenti, ma in realtà sono arrivati al quinto round, tenutosi tra la fine di giugno ed i primi di luglio, (il prossimo sarà nella settimana del 20 luglio) ed il dialogo non sta procedendo positivamente a causa della chiusura assunta da parte del Regno nei confronti della volontà della UE di mantenere i propri standard.
Pertanto non è chiaro quali saranno i contenuti dell’intesa finale e se vi si arriverà, anche considerando che dovrebbe essere conclusa entro ottobre 2020 a causa dei tempi burocratici affinché possa diventare effettiva. Inoltre per ora non è noto nemmeno se si tratterà di un accordo misto – ovvero che riguarderà anche la protezione degli investimenti e per il quale, quindi, occorrerà la ratifica di ciascuno Stato membro, come per il CETA – o se, invece, sarà solo commerciale.
I capi negoziatori sono Michel Barnier, riconfermato per la UE, e David Frost per il Regno Unito.
Il 18 marzo la UE ha pubblicato la propria bozza di testo sulle future relazioni con UK.
Il 19 maggio il Regno Unito ha annunciato che, in caso di mancato accordo, dal 1° gennaio 2021 applicherà un sistema di tassazione ai prodotti importati dalla UE, denominato UK Global Tariff (UKGT), in sostituzione della Tariffa comune europea, nell’ambito del quale gli importi delle tariffe daziarie per i singoli prodotti saranno in sterline e non in euro.
Sostiene che tale sistema sarà applicato con maggiore chiarezza e minore burocrazia rispetto a quello europeo e come quest’ultimo prevederà eccezioni per i Paesi in via di sviluppo, per quelli con i quali esistono accordi di libero scambio ed altro.
Sarebbero esentate dal dazio le materie prime che servono all’industria britannica, quali ad esempio il rame, le viti ed i bulloni; mentre saranno sottoposti a tariffa i prodotti ritenuti sensibili per il Regno nei settori dell’industria, della pesca e dell’agricoltura (agnelli, la carne bovina ed il pollame).
Purtroppo risulterebbero soggette a dazio le produzioni agricole italiane di valore (e tra queste il settore vitivinicolo, prima voce del nostro export in Gran Bretagna) riepilogate nello schema che segue.
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